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a cura di Lions Club Arezzo Chimera

8-Castelsecco

Il Castello di San Cornelio (Castelsecco) (m 418 slm)

Al di fuori del perimetro cittadino, su un colle a circa 3 km da Arezzo, sorge un luogo avvolto nel fascino del mistero: il Castello di San Cornelio, noto anche come Castelsecco. Questa altura, ben visibile all’orizzonte, cela i resti di quello che è stato riconosciuto come il più importante santuario extraurbano dell’Arezzo etrusca e romana. Fin dall’800 il sito ha alimentato leggende: l’erudito Vincenzo Funghini, alla fine del XIX secolo, immaginò addirittura che qui sorgesse la prima Arezzo, collegata alla città da un’improbabile lunghissima cinta muraria etrusca. In realtà le ricerche archeologiche hanno chiarito la vera natura di Castelsecco, rivelando qualcosa di forse ancor più interessante di un mitico “primo insediamento”.

Il colle di San Cornelio, alto e ben difeso tra i torrenti Castro e Vingone, fu frequentato già dall’epoca arcaica etrusca, come dimostrato da reperti del VII-VIII secolo a.C. . Probabilmente in origine vi sorgeva un’area sacra all’aperto, forse legata a culti agrari o celesti. Col passare dei secoli, specialmente in età ellenistica, il santuario venne monumentalizzato in grande stile. Gli scavi moderni hanno riportato alla luce un complesso monumentale straordinario: nel II secolo a.C. furono edificati un grande tempio e un teatro all’aperto, racchiusi da poderose opere murarie, andando a sostituire o integrare i precedenti spazi sacri. Si tratta di uno dei rarissimi esempi noti di teatro-santuario etrusco: una struttura ellittica terrazzata con funzioni sia cultuali che pubbliche.

Il santuario-teatro di Castelsecco doveva essere dedicato a una divinità di primaria importanza: vi è stata scoperta un’iscrizione etrusca con la dedica “tins lut” – traducibile come “dono (offerta) a Tinia”, il corrispettivo etrusco di Giove, padre degli dèi. Ciò spiegherebbe la monumentalità del complesso, concepito per celebrare rituali e festività a cui poteva partecipare un ampio pubblico. I resti visibili sono impressionanti: sul lato sud-orientale del colle corre un enorme muraglione curvilineo in pietra arenaria, lungo circa 80 metri, alto fino a 10 metri e rafforzato da 14 contrafforti giganti. Questa muraglia, costruita a secco con massi ben squadrati, ha un profilo ondulato che ricorda una gigantesca conchiglia di pietra. Essa fungeva da sostegno per la soprastante cavea del teatro e al contempo da terrazzamento scenografico affacciato sulla valle: un’opera di ingegneria e architettura impressionante per l’epoca. Sulla sommità del terrazzamento si identificano i basamenti dell’edificio templare principale e di alcuni ambienti di servizio (come i paraskenia, strutture laterali del palco teatrale). Tutto intorno sono state trovate tracce di oggetti votivi, monete, ceramiche e resti di colonne, a testimonianza della vitalità del luogo in età etrusca e poi sotto i Romani.

Con la dominazione romana, infatti, il santuario continuò probabilmente ad essere frequentato, magari adattando i culti locali alla religione ufficiale. È possibile che gli arúspici (sacerdoti etruschi) di Arezzo abbiano praticato qui i loro riti fino all’età imperiale. Col passare dei secoli, però, Castelsecco perse centralità e fu abbandonato, complice forse l’affermarsi del cristianesimo e lo spopolamento delle campagne tardo-antiche. Ma il colle non cadde completamente nell’oblio: in epoca medievale vi sorse una chiesetta dedicata ai Santi Cornelio e Cipriano, da cui deriva il toponimo odierno di “San Cornelio”. Attorno a questa chiesa rurale (documentata tra il XV e XVI secolo) vi erano probabilmente poche case coloniche, e il grande muraglione affiorante alimentò l’idea popolare di un “castello” diroccato – da cui il nome Castelsecco. La chiesetta di San Cornelio, ridotta a rudere nel corso del Novecento, è stata di recente restaurata da volontari, e funge oggi da piccolo centro visitatori del parco archeologico.

In conclusione, il Castello di San Cornelio-Castelsecco rappresenta la memoria più antica del territorio aretino: un santuario che precede la stessa città e ne completa la storia. Se Arezzo nacque e fiorì sui sette colli della conca, su un ottavo colle – appena discosto – essa celebrava i suoi dèi e custodiva i suoi miti. Oggi quei miti rivivono attraverso i reperti e i racconti che archeologi e appassionati hanno riportato alla luce, permettendoci di camminare tra le rovine con la consapevolezza di trovarci in uno dei luoghi più suggestivi della civiltà etrusca.


vv anche i docum. di approfondimento:

Origine degli Etruschi:

https://www.curiosandoarezzo.com/_files/ugd/e688a5_8d41d91412dc4f7fa8c009a4614a3caa.pdf

Società Etrusca:

https://www.curiosandoarezzo.com/_files/ugd/e688a5_58bd03dbef51406ba89f7713aadf7f5e.pdf

Castelsecco e la sua storia:

https://www.curiosandoarezzo.com/_files/ugd/e688a5_e662ca41deca406a8a7d7eb7930c1f96.pdf

Mecenate ed i Cilnii ad Arezzo:

https://www.curiosandoarezzo.com/_files/ugd/e688a5_ee48203a206d49578b1aa751388dcbd6.pdf

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