a cura di Lions Club Arezzo Chimera
La Fauna del Parco
Se le testimonianze letterarie, artistiche, architettoniche e materiali della civiltà sono qua una grande ricchezza, ancor più, in altro ambito, lo è la biodiversità.
Mammiferi
La fauna del Parco si caratterizza per la più importante popolazione di lupo dell'Appennino settentrionale: una cinquantina di esemplari, suddivisi in 9 ipotetici branchi distribuiti su tutto il territorio del Parco. Le attività di monitoraggio svolte dal Corpo Forestale dello Stato coordinato dall'Ente Parco e dall'I.S.P.R.A. mediante genetica non invasiva e wolf-howling hanno portato col tempo ad acquisire una conoscenza approfondita dello status del predatore nel territorio del Parco. Uno dei fattori che ha favorito il lupo sul territorio della specie, insieme alla vastissima copertura forestale, è la consistente presenza di quattro specie di ungulati: cinghiale, capriolo, daino e cervo.
Il muflone, introdotto dal 1835 per conto del Granduca di Toscana Leopoldo II d'Asburgo-Lorena, è una presenza non particolarmente adatta al contesto ambientale, ma tuttora presente seppur con non molti esemplari. Altra presenza importante tra i carnivori è quella del gatto selvatico. La loro scoperta all'interno del Parco Nazionale, ha rappresentato un'assoluta novità per l'Appennino settentrionale.
Tra i micro e i meso mammiferi 21 specie presenti: la volpe, la lepre, la talpa europea e la talpa cieca, lo scoiattolo rosso, l'istrice ed il riccio. Tra i Mustelidi, tasso, donnola, faina e puzzola e la martora. Per quanto riguarda i Chirotteri il Parco ne conta 15 specie (la metà della fauna nazionale), di cui però ancora si sa poco.
Uccelli
Tra gli uccelli, nidificanti o di passo, 139 specie, di cui 100 presenti con regolarità nel corso dell'anno e 77 nidificanti. Specie centro europee come il Rampichino alpestre ed il Ciuffolotto, ad altre mediterranee come l'Occhiocotto e la Sterpazzolina. Molto interessanti le specie tipiche di ambienti aperti, come prati o pascoli ed arbusteti, in crisi demografica in Europa che le rende oggetto di azioni di tutela. Tra esse il Calandro, l'Averla piccola, Tottavilla, lo Strillozzo, l'Allodola, lo Zigolo nero, il Fanello ed il Prispolone (nidificanti); il Culbianco, lo Stiaccino ed il Codirossone (di passo). E poi 6 specie di Piciformi: Torcicollo, Picchio rosso minore, Picchio rosso maggiore, Picchio verde e Picchio nero. Una presenza, quest'ultima, unica e recente (dal 2000) nell'Appennino settentrionale, stimata in 4/5 coppie riproduttive, completamente isolata sia dai settori alpini, da cui gli individui romagnoli sono giunti, che dai siti riproduttivi dei massicci dell'Italia meridionale e centrale.
Tra i rapaci diurni di 22 specie si hanno informazioni, recenti o passate. Sette le specie nidificanti: il Falco pecchiaiolo, l'Astore, lo Sparviere, la Poiana, l'Aquila reale, il Gheppio e il Falco pellegrino. Non è certa la nidificazione del Lodolaio, sporadica la presenza del Biancone e dell'Albanella minore. Tra i rapaci notturni, oltre a Barbagianni, Civetta, Allocco e Gufo comune, troviamo l'importante presenza del Gufo reale, seppur con un drastico calo delle presenze.
Anfibi e Rettili
23 le specie di Anfibi e Rettili, ovvero un terzo degli anfibi italiani ed un quinto dei rettili italiani. Tra gli anfibi la Salamandra pezzata, la Salamandrina dagli occhiali, il Geotritone italiano, il Tritone alpestre o montano, il Tritone comune o punteggiato, il Tritone crestato italiano; l’Ululone dal ventre giallo. Tra i rettili risultano diffusi il Biacco, il Saettone, il Colubro liscio, la Biscia dal collare, la Vipera comune, la Lucertola muraiola, la Lucertola campestre, il Ramarro occidentale e l'Orbettino.
Invertebrati
La ricchezza faunistica maggiore delle Foreste Casentinesi è però quella più nascosta e sottovalutata relativa agli animali invertebrati. Sono 230 le specie di Carabidi (il 17% delle entità italiane e il 43% di quelle di Emilia-Romagna e Toscana), 118 quelle di Cerambicidi (oltre il 55% delle entità italiane e il 78% di quelle dell'Emilia-Romagna), 845 le specie di Farfalle e Falene (ben più che nelle località appenniniche vicine). Alcune specie di invertebrati per la loro rarità hanno una valenza naturalistica eccezionale. Basti citare il gambero di fiume, il Granchio di fiume o l'eccezionale diversità di insetti xilofagi. Questi animali costituiscono componenti essenziali per il funzionamento degli ecosistemi forestali, la cui gestione all'interno del Parco Nazionale e delle Riserve Biogenetiche privilegia fortemente la presenza di alberi morti e necromassa al suolo. La Riserva Integrale di Sasso Fratino, in particolare, rappresenta un luogo privilegiato in tal senso, in cui il bosco viene lasciato alla sua naturale evoluzione e sono presenti comunità uniche di invertebrati xilofagi, funghi e organismi coinvolti nei processi di degradazione e decomposizione del legno morto.