
a cura di Lions Club Arezzo Chimera


MUSICISTI ARETINI
a cura di Roberto Cecchi

Guido d' Arezzo (statua di Lorenzo Nencini, sul Piazzale degli Uffizi)
Rimarrà nella storia del mondo come colui che per primo, nell'XI secolo, pose le basi della moderna concezione della musica: inventore delle note musicali e padre di quella notazione musicale che da allora permisero di trasformare la musica da arte prevalentemente mnemonica a scienza esatta. Data per assodata questa sua paternità, molti altri suoi dati anagrafici sono dubbi, a partire dalla data di nascita (991-992) e dal luogo di nascita (la rivendicano oltre che Arezzo anche Ravenna, Parigi ed altre località) fin’anche alla data di morte (1045?-1050?)
Guido Monaco, Guido d’Arezzo, Guido Pomposiano, sono solo alcuni dei nomi con cui è conosciuto. Non ci sono dubbi sul dato che, rivoluzionando metodi ancestrali ed evolvendone sostanzialmente alcuni tra i tanti che stavano tentando di svilupparsi in quel periodo del Medioevo – ancora una volta periodo di trasformazione ed evoluzione - fu lui a creare il metodo più semplice, intuitivo ed al contempo articolato, tale da soddisfare tutte le esigenze di una partizione, che fosse strumentale, corale, polifonica, destinata a professionisti o all’insegnamento a giovani profani.
Ancora giovanissimo fu monaco benedettino nell'abbazia di Pomposa, dove presto gli venne dato l'incarico di curare l'insegnamento della musica ai più giovani e si confrontò con le difficoltà nell'apprendere e ricordare i canti della tradizione gregoriana e la ritmica della musica. Per risolvere questo problema, ideò e adottò un metodo d'insegnamento completamente nuovo, che lo rese presto famoso in tutta Italia, ma anche oggetto di malefiche invidie: intorno al 1023 fu costretto a trasferirsi ad Arezzo per attriti con i suoi confratelli derivati dalle innovazioni che sosteneva nel campo della musica sacra. Dal 1025 Guido insegnò musica e canto nell'antica sede della cattedrale di Arezzo, situata al Colle del Pionta, fuori le mura della città. Il suo trattato musicale, il Micrologus, fu il testo di musica più diffuso del Medioevo, dopo i trattati di Severino Boezio. Chiamato nel 1027 da Papa Giovanni XIX a Roma, da quel momento i metodi musicali da lui suggeriti vennero adottati dalla Schola Cantorum Pontificia. Fu poi traferito nel convento camaldolese di Fonte Avellana per continuare i suoi studi e dove divenne Priore.
inventò il Tetragramma, ossia il rigo musicale composto da 4 righe orizzontali parallele in cui dislocare le note, che divenne poi il Pentagramma (5 righe) quando alle note musicali fu aggiunto il SI. Con questa grande trasformazione teorica, avviò la pratica del solfeggio, rendendo possibile ai cantori ed ai musicisti di intonare o di eseguire a prima vista i canti e le melodie senza doverli imparare a memoria ascoltandoli dagli altri. La musica ed il canto teorizzati da Guido d'Arezzo sono in realtà l'unico linguaggio comune dell'umanità che non ha necessità di traduzioni per tutti i popoli del mondo.

Paolo Antonio del Bivi (Paolo Aretino)
Arezzo, 1508 – Arezzo, 1584 - compositore rinascimentale nato e vissuto ad Arezzo.
Delle principali fonti per lo studio biografico di Paolo Aretino si è servito Francesco Coradini nell'articolo in tre parti su «Note d'archivio», tra il 1924 ed il 1926.
Nel 1530 in S. Maria della Pieve ad insegnare canto ai canonici, ai cappellani, ai mansionari e ai chierici. Dal 1533, in cattedrale, dove dal 1534 fu maestro di canto e dal 1538 maestro di cappella, fino al 1544, quando venne licenziato per ragioni economiche: la sede in cattedrale rimane vacante e nessun maestro di canto sarà nominato in Duomo fino al 1547.
Ritornato alla Pieve nel 1545, come canonico e maestro di cappella; nel 1551 ebbe altri incarichi, fra cui, nella Fraternitas clericorum di Murello, l'importante carica di "prior Synodi et totius cleri Aretini" (nel 1563, nel 1568, nel 1577 e nel 1579). Dal 1580 fu pure beneficiato - con bolla papale - della cappella di S. Ansano nella cattedrale.
Musicista di forte valore, autore aperto a tutte le novità del suo tempo, diede con la sua attività di maestro e di compositore un contributo fondamentale alla vita musicale aretina del tempo. I sei anni del suo magistero alla cattedrale il periodo del suo più grande splendore, sia per il gran numero dei cantori, sia per l'accuratezza delle esecuzioni e per la qualità delle musiche eseguite. Nella produzione sacra il B. appare particolarmente abile, ma in quella profana "si ammira una ricchezza maggiore di mezzi e un risultato più disinvolto e più persuasivo" (Coradini).

Orazio Tigrini
(Arezzo, 1541 o, secondo altri, 1535 – Arezzo, 1591) è stato un musicista e teorico musicale italiano.
Figlio di un calzolaio, Tigrini fu allievo di Paolo Aretino. Fu il maestro a pagargli l'istruzione musicale, e il suo talento impressionò molte persone: si ha notizia di numerose donazioni private per sovvenzionare i suoi studi. Divenne subdiacono nel 1561 e nel 1562 fu maestro di canto della cattedrale di Arezzo: la sua giovane età suscitò una seria opposizione alla sua nomina da parte dei cantori più anziani. Nonostante le inimicizie, Tigrini riuscì a farsi nominare maestro di cappella grazie alla protezione del nobile canonico Alberigo Albergotti. Tigrini pubblica a Venezia un Libro di madrigali a 4 voci , una Musica super salmosomnes e un Libro di madrigali a 6 voci. Fu ordinato sacerdote della oggi scomparsa parrocchia di San Giustino ad Arezzo. Si ha notizie, altresì, di una sua continuativa attività di organista alla Pieve aretina, dove operò il suo maestro Paolo Aretino. Nel 1587 lo si trova di nuovo maestro di cappella ad Arezzo, dove giunge come musicista affermato grazie al successo delle sue pubblicazioni. Da allora dette alle stampe a Venezia il Compendio di musica nel 1588, che per almeno due secoli divenne il manuale di teoria musicale in tutta Europa., e un secondo Libro di madrigali a 6 voci.

Antonio Cesti
Pietro Antonio Cesti, indicato anche come Marc'Antonio Cesti (Arezzo, 1623 – Firenze, 1669), è stato compositore italiano, principalmente di opere liriche, nonché tenore, organista e maestro di cappella a Innsbruck. È generalmente riconosciuto come il maggiore e più celebrato compositore italiano della sua epoca.
Il suo nome di battesimo era Pietro, al quale affiancò il nome Antonio quando entrò nell'Ordine francescano. Invece il nome Marc'Antonio, frequentemente usato per identificare Cesti, risulta essere errato.
Probabilmente all'età di dieci anni cantava già all'interno del Duomo e successivamente in Santa Maria della Pieve. Entrò nel 1637 nell'Ordine francescano e nel 1643 divenne organista della Cattedrale di Volterra, a Santa Croce a Firenze e di nuovo a Volterra dove fu confermato magister musices del seminario francescano e fu nominato direttore della cappella della cattedrale.
Nel 1647 compare per la prima volta nel palcoscenico come cantante in un'opera data per inaugurare il teatro a Siena. Diventò membro del circolo letterario fiorentino l'Accademia dei Percossi, gettandosi nel mezzo della vita mondana dei cortigiani e degli artisti, legandosi in amicizia con Giovanni Apolloni, aretino, cui in seguito dovette molti libretti, così come a Giacinto Andrea Cicognini e Salvator Rosa. Sia per la sua scarsa moralità, sia che le sue affermazioni suscitassero invidie, riuscì a farsi molte inimicizie; ma si trasferì a Venezia, dove il successo lo portò alle attenzioni di tutte le corti europee. Nel 1649 è Egeo nella prima assoluta de Il Giasone di Cavalli al Teatro San Cassiano di Venezia. Grazie al dramma Orontea, a Alessandro vincitor di se stesso ed a Il Cesare amante, diventò il più stimato compositore dell'epoca. L'anno successivo entrò regolarmente al servizio dell'arciduca Ferdinando Carlo a Innsbruck.
Nel 1659 entrò come "soprannumerario" nella cappella pontificia a Roma.
Nel 1661 è il protagonista nella prima assoluta di Ercole in Tebe di Jacopo Melani nel Teatro della Pergola di Firenze in occasione del matrimonio del principe Cosimo III con Margherita Luisa d'Orléans.
Nel 1665 fu Maestro di Cappella presso la corte di Leopoldo I d'Asburgo
Rientrato a Firenze, morì nel 1669, forse avvelenato.

Francesco Coradini (immagine da Wikipedia)
(Arezzo 1881 - Sesto Fiorentino 1972), colui che avrebbe formato generazioni di giovani sacerdoti al gusto del buon canto e al suo utilizzo per l'evangelizzazione nelle proprie parrocchie.
E' stato un musicista, musicologo e presbitero italiano, diplomato in Composizione e Canto Gregoriano. Considerato modernista dal Vescovo di Arezzo Giovanni Volpi, fu costretto a svolgere fuori diocesi la sua attività di compositore, organista e direttore di coro, richiesto da più parti. Maestro di cappella nella Cattedrale di Perugia nel 1908. Ad Anagni fu maestro di cappella della Cattedrale e del Seminario. Poi organista e vice-maestro nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Dal 1920 Maestro di cappella della Cattedrale aretina, per oltre quarant'anni. Nel 1920 fondò la Schola Cantorum "Paolo Aretino" e rinnovò quella del Seminario, secondo i principi della riforma ceciliana e del Motu Proprio del 1903 di Pio X, che trasformarono profondamente la musica sacra, dandole nuova dignità liturgica con la riscoperta della polifonia e del gregoriano dopo il dominio del melodramma.
Non è un caso che ad Arezzo sia sorto il Concorso polifonico Guido d'Arezzo (1952), il più importante nel suo genere a livello mondiale. Il seme era stato gettato dal maestro Coradini, che ad Arezzo da 30 anni faceva ormai polifonia.
Nel 1962, dopo la morte di monsignor Mignone, si ritirò a vita privata nell'Istituto San Giuseppe di Sesto Fiorentino. Morì il 24 agosto 1972, mentre il Gruppo Polifonico che portava già il suo nome vinceva il Concorso Polifonico Internazionale, nella sezione del Canto Gregoriano. Il Gruppo Polifonico "Francesco Coradini", fondato nel 1967 dal maestro Fosco Corti, allievo del Coradini, era già stato vincitore di numerosi concorsi internazionali, a partire dalla sua prima uscita nel 1968.
Il suo corpo è sepolto ad Arezzo sotto l'altare della Madonna del Conforto
'Eccellenza Ill.ma e rev.ma,
non è corso ancora molto tempo che Mons. Donnini mi consacrava sacerdote, né posso, secondo coscienza, rimproverarmi oggi la scelta di questo stato… Di fare il curato mi è sembrato sempre di avere tutte le qualità richieste, ma non di esservi, come si dice, portato; ma la causa della musica sacra sento di amarla. Si possono fare, è vero, tante altre cose belle e buone; mai però con quell'entusiasmo e con quel successo che accompagnano quasi sempre le inclinazioni secondate ed appagate. Intanto nutro tutta la fiducia che l'E.V., vorrà, rispondendomi, essermi largo di consiglio, d'incoraggiamento, d'appoggio e di quanto le ispirerà il Signore su l'opportunità o meno di favorirmi.
Dev.mo servo e figlio
Tregozzano 1905.
Sac.Francesco Coradini'
Questa è parte della lettera che Francesco Coradini scrisse al Vescovo di allora G. Volpi, pregandolo di assecondare la sua vocazione, per poter servire la Chiesa e quindi il Signore attraverso la musica come 'Sacerdote Musicista'.

Arturo Benedetti Michelangeli
(immagine da amicidellamusicadesio.org)
Non era aretino (Brescia, 5 gennaio 1920 – Lugano, 12 giugno 1995) , cionondimeno Arezzo è molto legata, come vedremo, a questo stupefacente artista: uno dei più grandi interpreti del pianoforte del XX secolo. Per via dell'unicità del suo tocco, delle iridescenze timbriche e della sua raffinatezza interpretativa, è considerato dalla critica uno dei più celebri, ammirati e mitizzati pianisti della storia.
Nacque da genitori umbri trasferitisi da poco a Brescia. Il padre Giuseppe, avvocato, nel tempo libero impartiva lezioni di storia della musica, di teoria e di armonia, avendo anche il diploma in composizione e pianoforte. La madre, Angela Paparoni, era appassionata di musica. Il piccolo Arturo cominciò a studiare il pianoforte a tre anni. A diciannove anni vinse il Concorso internazionale di Ginevra, e Alfred Cortot, membro della commissione esclamò in quell'occasione: "È nato il nuovo Liszt!". Ottenne a quell'età una cattedra di pianoforte al Liceo Musicale di Bologna. Nel 1945 si spostò al Conservatorio di Venezia, nel 1950 a quello di Bolzano. Negli anni '60 fu consocio fondatore della casa discografica BDM, che fallì. L'iter giudiziario che si concluse con un atto compromissorio durò 12 anni e Benedetti Michelangeli pur mantenendo cittadinanza italiana, si trasferì in Svizzera; tuttavia, in estate soggiornava in val di Rabbi (in Italia), dove continuò la propria opera didattica. L'attività concertistica lo porterà di successo in successo nel Regno Unito, in Belgio, in Russia, in Giappone negli Stati Uniti, in Canada, in Argentina, in Israele, in Germania ed in Francia. Malato da tempo di cuore, si spense all'Ospedale di Lugano il 12 giugno 1995, sepolto al cimitero di Pura.
La perfezione della sua arte è riconosciuta da ogni critico e appassionato di musica. La ricerca del suono è portata a livelli estremi, la compostezza e l'armonia delle sue esecuzioni sono proverbiali ma ciò che lo rende unico tra i grandi esecutori è la bellezza del fraseggio, frutto d'innata sensibilità e di profonda analisi. (Concerto di Arturo Benedetti Michelangeli; Federico Chopin,Sonata in SI bem. minore, Op 35)
Grandi furono anche le sue doti di didatta: Oltre che a Bologna, Venezia e Bolzano, Celebri furono i suoi corsi di perfezionamento pianistico, tenuti nel castello di Pashbach, ad Appiano sulla Strada del Vino (Bolzano), ad Arezzo, Siena, a Moncalieri e a Castagnola (Lugano).
Come premesso è rimasto indissolubilmente legato ad Arezzo per i suoi corsi di perfezionamento, organizzati dagli Amici della Musica, dal 1952 al 1953 e dal 1956 al 1965: i suoi corsi aretini, individuali ed esclusivi, li visse come una vera e propria missione, come un preciso dovere morale, dedicandovisi con infaticabile passione e generosità (lavorò sempre a titolo gratuito).
L’Associazione Amici della Musica di Arezzo e l’Ente Prov. del Turismo, in collaborazione con il Comune e l’Amministrazione Prov. di Arezzo, in considerazione delle numerose richieste che pervengono dall’Italia e dall’Estero all’illustre pianista e Socio d’onore dell’Associazione Arturo Benedetti Michelangeli, hanno ottenuto dall’insigne Artista il consenso di istituire nella città di Guido d’Arezzo, un Corso Biennale di Esecuzione e Interpretazione Pianistica, con l’intendimento di giovare al completamente della formazione estetico-tecnica di giovani pianisti italiani e stranieri, già diplomati.
Il corso avrà inizio il 26 luglio 1953 e terminerà il 31 agosto 1953. Esso si terrà nei locali dell’Accademia di Lettere, Arti e Scienze ‘F. Petrarca’ – Arezzo, via degli Albergotti. Gli aspiranti, insieme alla domanda in carta semplice, dovranno inviare l’importo di Lire 3000 a titolo di rimborso spese di Segreteria.
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Ad Arezzo fu anche, nel 1957, tra i soci fondatori del Lions Club Arezzo (oggi LC Arezzo Host).
La città di Arezzo gli ha intitolato una strada in frazione San Leo.

Giorgio Albiani (foto dal suo sito)
Giorgio Albiani, chitarrista, compositore e sound engineer italiano, ha studiato con il Maestro Alberto Ponce, ottenendo riconoscimenti come il 1° premio al Concours d'Exécution e al Concours de Concertisme dell’Ecole Normale de Musique de Paris. Laureato in Composizione e Musica Elettronica al Conservatorio L. Cherubini di Firenze, la sua carriera solistica lo porta a esibirsi nei più prestigiosi festival di tutto il mondo da Parigi, Berlino, New York, Roma, Edimburgo, Bruxelles, Sala Nervi in Vaticano, fino a Buenos Aires, Astana, Samarcanda, Fez.
Musicista eclettico ha molteplici collaborazioni di prestigio in Francia, Argentina, Belgio e si aggiudica numerosi premi. Ha composto colonne sonore teatrali per artisti come Manuela Kustermann, Simona Marchini, David Riondino e compagnie come Lombardi Tiezzi e Arcazzurra, Riccardo Cucciolla. Ha registrato e diretto produzioni discografiche per etichette quali BBC, EMI, Rai, Mediaset, Garzanti, Materiali Sonori, Warner-CGD, GuitArt etc.
Attualmente è direttore artistico presso la DIMA International Music Academy. È docente di chitarra presso il Conservatorio di Firenze, dove assume anche il ruolo di responsabile dell'“Ensemble Ricercare”, focalizzato sulla sperimentazione artistica interdisciplinare. E’ membro del gruppo di progettazione del “Polo delle Arti” di Firenze, accanto a ISIA Design Firenze e all'Accademia dell’Arte di Firenze. Inoltre, collabora con il centro di ricerca interdisciplinare L.E.N.S. presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Firenze e il Museo Galilei, concentrando la sua ricerca su Musica e Neuroestetica.

Roberto Fabbriciani (foto da youtube.com/watchapp=desktop&v
=hO5kDCAjIZg)
Inizia gli studi musicali nel 1957 e nel 1964 diventa allievo di Severino Gazzelloni, pioniere della riscoperta moderna del flauto in Italia, e tra i due inizia un rapporto di collaborazione artistica e amicizia. Suona all'Accademia Musicale Chigiana di Siena, nell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e nell'Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Inizia la carriera da solista, suonando con i più grandi direttori d’orchestra del nostro tempo, tra cui gli italiani Claudio Abbado, Luciano Berio, Gianandrea Gavazzeni, Bruno Maderna, Riccardo Muti, Giuseppe Sinopoli, e con le orchestre del Teatro alla Scala di Milano, dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, della Rai, con l'Orquesta Nacional de España, con la London Sinfonietta e molte altre.. Molti compositori gli dedicano opere da lui eseguite in prima assoluta e altri si avvalgono delle sue doti di interprete per approfondire la ricerca musicale e compositiva.
Ha tenuto concerti a Berlino, Londra, Tokyo, Mosca, New York,…
Roberto Fabbriciani mostrò fin dall'inizio della sua carriera dedizione alla sperimentazione: il flauto iperbasso è lo strumento più grande e dal registro più basso della famiglia dei flauti. Suona in do, quattro ottave sotto il flauto traverso. Il tubo dello strumento è lungo oltre 15 metri e la nota più grave che raggiunge è il do un'ottava sotto il do più basso del pianoforte, quindi attorno ai 16 Hz, considerato generalmente limite inferiore della percezione dell'orecchio umano. L'unico esemplare di flauto iperbasso è un prototipo realizzato per Fabbriciani da Francesco Romei, un artigiano fiorentino.
L'obiettivo - dirà - sarà sempre quello di portare la musica d'arte ad un pubblico più vasto

Italo Marconi
“Italo MARCONI” musicista Aretino ha studiato Clarinetto presso il Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna.
Docente al Conservatorio di Pesaro, si è distinto quale raffinato clarinettista e saxofonista e come versatile ed estroso esecutore di strumenti rari , alcuni dei quali di sua invenzione È stato fondatore e saxofonista contralto del Quartetto Italiano di Saxofoni (Luigi Cavallo, Angelo Gabrielli, Luca Polidori, Italo Marconi)

Fabrizio Lepri (foto da CaMu)
Nato ad Anghiari, dopo aver compiuto gli studi Classici in Contrabbasso, si è dedicato allo studio della Viola da Gamba e alla prassi esecutiva su strumenti storici, presso il Conservatorio Reale di Bruxelles, frequentando il corso superiore nel dipartimento Strumenti Storici e i seminari tenuti, nell’ambito dell’attività didattica del Conservatorio, dai più grandi luminari della musica antica.
Svolge attività concertistica praticando il grande repertorio Barocco, si dedica anche al repertorio Medioevale e Rinascimentale impiegando una grande varietà di strumenti ad Arco da Gamba, come la Vihuela de Arco, la Viola Bastarda, la Viella, ecc. Grazie a conoscenze Organologiche e Liutarie, molti degli strumenti che utilizza sono di sua progettazione e realizzazione, frutto di un’attenta ricerca atta a garantirne la massima fedeltà morfologica, costruttiva e filologica.
Si è esibito in numerosi paesi: Francia, Belgio, Olanda, Germania, Spagna, Portogallo, Russia, Slovenia, Svizzera, Croazia, Bosnia, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Albania, Macedonia. Ed in prestigiosi festival, quali: Festival delle Fiandre, Festival del Ticino, Sagra Musicale Umbra, Macerata Opera Festival, Festival Cantar di Pietre, Festival delle Nazioni, MI-TO, Stradivari Festival. Sagra Musicale Malatestiana ecc. Ha collaborato con musicisti ed Ensemble. Ha inciso oltre 30 CD come solista ed in formazioni cameristiche . È stato docente di Viola da Gamba presso il Conservatorio di Perugia, a Bologna, ad Assisi, a Gradara; è docente di Liuteria ed Organologia presso il Liceo Artistico Piero Della Francesca di Arezzo ed a Fiesole.

Carlo Alberto Neri (foto da Linkedin)
Nato a Montevarchi AR) il 1950 - pianista, direttore d'orchestra e compositore. Ha insegnato al Conservatorio di Bologna, di Cesena, di Perugia. Numerosi riconoscimenti tra cui l'“Award” e “Cattedra Honoris Causa” (New York). I più grandi autori gli hanno dedicato opere (John Cage, Franco Donatoni, Karlheinz Stockhausen, Milko Kelemen, Paolo Renosto, Sylvano Bussotti, Goffredo Petrassi, Jaques Castérède, Julien François Zbinden, Brian Ferneyhough etc..)




