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a cura di Lions Club Arezzo Chimera

Le Vetrate di Marcillat

a cura di Alessandro Perrella e Roberto Cecchi

Guillaume de Marcillat (La Châtre, 1468-70? – Arezzo, 1529) è davvero, benché forestiero, uno dei più strepitosi artisti in terra aretina: seppe imporsi nella rinascimentale Toscana con uno stile innovativo tanto nella tecnica quanto nella composizione. La tecnica delle vetrate infatti, molto diffusa in Francia, era poco praticata e conosciuta in Italia, dove non aveva mai decollato come arte autonoma.

Ricordato per le sue mirabili vetrate colorate nel Duomo di Arezzo, Ciò non deve  oscurare altri interessanti interventi dell’artista nel nostro Duomo: sue le pitture delle prime tre volte della navata centrale; suo il primo disegno della facciata del duomo (poi mai posta in essere).

Per scampare a guai giudiziari giovanili entrò nell'ordine domenicano, specializzandosi nella creazione di vetrate.

Su richiesta del Papa, fu a Roma, tra i collaboratori di Raffaello nelle Stanze Vaticane. Poi fu a Cortona ma soprattutto ad Arezzo. Con lui l'arte della vetrata non fu più essenzialmente decorativa ma accolse le caratteristiche di pittura vera e propria. Le composizioni sono di straordinaria maestria spaziale, le forme sono aggiornate alla svolta manieristica della scuola raffaellesca. Del tutto originali la ricchezza degli effetti coloristici e il gusto per il dettaglio che impreziosiscono l'efficacia teatrale delle scene.

Le ore migliori per ammirarle sono quelle diurne, quando vengono baciate dalla luce del sole che ne enfatizza il meraviglioso chiaroscuro e le particolari sfumature cromatiche dei velluti e dei marmi.

Le opere rappresentano scene del Nuovo Testamento.

La grandezza di Marcillat  è data dallo strepitoso connubio tra la tecnica dell’ars fenestraria francese e la composizione prospettica obbligata dalla struttura architettonica delle finestre.

I piani prospettici armonizzano la disposizione dei personaggi nello spazio della rappresentazione. L’architettura nello sfondo obbedisce ai punti di fuga sapientemente calcolati, anche nel caso di due finestre adiacenti.

I colori sono brillanti, caldi, vivificati dal sole che dà corpo alle rappresentazioni e ne anima i personaggi. L’armoniosa tavolozza si staglia perfettamente nello sfondo grigio della pietra serena, fungendo allo stesso tempo da immagine devozionale e da punto di luce.

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