a cura di Lions Club Arezzo Chimera
Arezzo attraverso le sue sconfitte
a cura di Roberto Cecchi
Premesse
I dati della storia di Arezzo in epoca pre e proto-etrusca sono alquanto esigui; ma è evidente come fin da allora la posizione geografica dove sorgerà Arezzo fosse strategica per il transito da nord a sud e da ovest a est: era infatti luogo di incontro e di contiguità tra popoli diversi (umbri, piceni ed etruschi), che questa area frequentavano se non altro in occasione della transumanza dei propri armenti; dando origine a quello che Giacomo Devoto definisce “un luogo d'incontro di correnti linguistiche e storico-culturali". E’ però certo che gli Etruschi diedero una spinta urbanizzatrice e posero le basi per il futuro sviluppo dell'insediamento, non più villaggio di pastorizia e stagionale transumanza, ma città, con la sua prima cinta muraria (V a.C.) diventando una lucumonia. Arezzo fu tra le più importanti città della Tuscia, in quanto centro strategico del territorio (VII secolo a.C.), tanto dal lato militare quanto culturale ed economico (vasi, tombe, ecc., ritrovati sulle colline limitrofe). Insomma Arezzo emerge basandosi su una posizione strategicamente e commercialmente favorevole, fino a far dire, molto tempo dopo, che se tutte le strade portano a Roma, se vengono da nord prima passano da Arezzo.
Questa caratteristica rende peraltro Arezzo molto ambita da chiunque nella storia transiti per il centro Italia e fa sì che la città subisca continue conquiste, invasioni, saccheggi. Da parte loro gli aretini hanno molteplici volte nel corso della storia dimostrato di maltollerare la sudditanza a poteri altrui, ribellandosi spesso e sovente, nel tentativo di autodeterminarsi. Spesso convinti di avere forza e capacità militari superiori a quelle effettive; dimostrando quel carattere e quel comportamento che li fece definire da Dante ‘botoli ringhiosi’. "Audentes fortuna iuvat" (la fortuna aiuta gli audaci) è la famosa frase pronunciata nell'Eneide di Virgilio da Turno, re dei Rutuli, ucciso da Enea in duello. E non porterà bene neppure agli aretini; che si sono molto spesso trovati, ma altrettanto spesso posti, dalla parte sbagliata della storia, perdendo battaglie e guerre. Al di là delle mie personali congetture, ritengo una prospettiva singolare il fare una analisi della storia aretina vista attraverso le numerose sconfitte che la città ha subito nel corso dei secoli e che hanno portato così tante conseguenze alla popolazione.
Epoca protoetrusca ed Etrusca
Già in epoca pre o protoetrusca, anche la zona di Arezzo (la città ancora non esisteva) sottostò a devastazioni compiute dai Greci di Siracusa e gli abitanti subirono rovesci militari per l’occupazione Sannita prima, l’invasione dei Galli poi: già allora la particolare posizione di quella che diventerà Arezzo, si tramutò in uno svantaggio per le popolazioni locali.
Nel 509 a.C. i re etruschi di Roma furono rovesciati nel contesto di una più ampia esautorazione del potere etrusco nell'area dell'antico Latium vetus, e Roma si diede un assetto repubblicano. L’ultimo re deposto, l'etrusco Tarquinio il Superbo, ottenne prima il sostegno di Veio e Tarquinia, che furono nuovamente sconfitte nella battaglia della Selva Arsia, con forti perdite da ambedue le parti. Tarquinio cercò allora aiuto nel lucumone di Chiusi, Lars Porsenna nel 508 a.C.. Nonostante la tradizione ci presenti Lars Porsenna come re di Chiusi, vari elementi portano a ritenere che quest'ultimo agì anche per conto di altre città etrusche alleate o sottomesse (tra queste Arezzo?). Plinio il Vecchio chiama Porsenna non tanto "re di Chiusi" ma "Re d'Etruria", Anche Dionigi di Alicarnasso e Floro indicano Porsenna come lucumone della città di Chiusi e re di tutta l'Etruria. In quella occasione gli Etruschi vinsero su Roma ma invece di approfittare della vittoria, fecero l’errore di accontentarsi di porre condizioni alla città vinta, lasciandole così il tempo di riprendere fiato.Tra le richieste mai soddisfatte di Porsenna ai Romani anche la restituzione del trono di Roma ai Tarquini. E Roma riprese respiro e forza: nel 295 a.C. Arezzo ci riprovò con Volterra e Perugia, ma furono definitivamente sconfitte a Roselle: Arezzo aveva ancora perso.
la battaglia sul Trasimeno
Dieci anni dopo, nel 285 a.C. furono i Galli Senoni (Celti di stanza tra l’alta Italia, la Romagna e le Marche) a strappare Arezzo ai Romani (i quali persero addirittura 13000 soldati con i loro ufficiali); ed Arezzo fu sottoposta al saccheggio e alla distruzione da parte degli invasori. Un anno dopo Roma riuscì a riconquistare Arezzo, ma poco dopo i Romani vennero nuovamente sconfitti dai Galli Gesati (dalla Gallia Cisalpina e dalla Valle del Rodano) di nuovo nei dintorni di Arezzo, che nuovamente ne fece le spese. Nel 217 a.C. fu Annibale che sconfisse i Romani nella battaglia del Trasimeno. Le legioni romane battute erano quelle di stanza ad Arezzo. Gli Aretini anche in questa occasione tentarono inutilmente di ribellarsi a Roma.
Epoca Romana e Alto Medio Evo
Nel 91 a.C., durante la famosa guerra civile romana gli Aretini si allearono con Mario, che come sappiamo risultò perdente nel confronto con Silla, andando così inevitabilmente incontro alla vendetta di Silla stesso e venendo sottoposta ad ogni sorta di atrocità e violenza. Silla offrì ai propri soldati diversi territori prima di proprietà degli aretini di stirpe etrusca, aggiungendo così agli aretini ‘veteres’ gli aretini ‘fidentiores’. Divenuta così obtorto collo roccaforte sillana, nel 64 a.C. Arezzo dovette pure subire le conseguenze della disfatta del sillano Lucio Sergio Catilina, quello della famosa congiura, che si rifugiò proprio in Toscana e nella quale perse la vita un numero imprecisato di persone. Arezzo passò poi sotto il potere di Giulio Cesare e venne ancora
dal Museo Chiaramonti in Vaticano
colonizzata dai suoi soldati, aretini ‘iulienses’; fu poi, finalmente, con Gaio Cilnio Mecenate favorita da Augusto, superando un periodo di tranquillità e addirittura floridezza, divenendo la terza città italiana, dopo la stessa Roma e Capua (oggi Capua Vetere). E’ peraltro plausibile che anche in quel periodo, in cui ad Arezzo erano concentrate da 3 a 4 Legioni, a molti militi anziani venissero assegnati terreni intorno alla città (tutte queste confische e riassegnazioni andarono a disegnare le centuriazioni, il modello di suddivisione dell’agro in epoca romana).
Mario e Silla
Nel 250 Arezzo diventò diocesi e sede vescovile. Il primo vescovo fu San Satiro (270?) al quale poi seguì San Donato (285?) martirizzato (7 agosto 304) durante la persecuzione di Diocleziano.
L'etonimo Goti è presente solo in Toscana, nella parte sud-orientale della regione in corrispondenza della provincia di Arezzo, a cavallo tra Toscana, Umbria e Marche, che non a caso furono i luoghi dello scontro finale tra gli Ostrogoti ed i Bizantini nella battaglia di Tagina (Gualdo Tadino) nel luglio del 552. I Goti (nelle cui fila stavano gli aretini) come è notorio persero.
Nel 575 ci fu l'invasione dei Longobardi, che occuparono Arezzo e costrinse gli aretini a rifugiarsi sul Colle di San Donato, luogo ritenuto più sicuro, dove rimasero fino al XII secolo. Di quel periodo rimangono ad Arezzo e nel contado molteplici manufatti, come Pievi e Castelli. Nel 774 Carlo Magno pose fine alla dominazione longobarda anche nell’aretino e dette inizio a quella dei Franchi.
Dal 1052 in poi, con la lotta per le investiture, nelle mani del vescovo-conte passò il potere temporale e religioso: Arezzo conobbe una certa autonomia. Ma nel 1111 subì l'occupazione, la devastazione e il saccheggio da parte dell'esercito di Enrico V (che per questo motivo subì la scomunica). Nel 1122 terminarono (provvisoriamente) le lotte tra Papato e Impero con il concordato di Worms: ma il potere dei vescovi-conti tendeva a perdere l'autorità che i Papi e l'imperatore avevano loro assegnato, più che altro per logoramento. Gli aretini nel 1131, arrivarono al punto di assalire e distruggere il castello vescovile, edificato fuori delle mura sul Colle del Pionta.
dal Medio Evo all'epoca Napoleonica
Si va verso il libero Comune, ma proseguono le discordie, dovute ai vari orientamenti politici: gli aretini si divisero in due fazioni: Ghibellini con i Tarlati da una parte, Guelfi con la famiglia Bostoli dall’altra. Solo per un breve periodo i Guelfi furono prevalenti ad Arezzo, che poi si schierò con i ghibellini: Sappiamo come è finita. E nel 1337 Pier Saccone Tarlati cede la città a Firenze. Nel 1343, quando venne cacciato da Firenze il Duca di Atene, gli aretini vollero approfittare della situazione instabile creatasi per ribellarsi al potere di Firenze e riacquistando la propria autonomia.; ma falliti diversi tentativi di instaurare un governo signorile, si giunge tra il 1376 ed il 1384 ad una prolungata crisi politica, durante la quale la città è ripetutamente messa a sacco. Nel 1384, Firenze approfittò delle lotte fra Carlo di Durazzo e Luigi d’Angiò per la conquista del trono di Napoli, e rioccupò la Città di Arezzo. La città fu occupata in realtà dal condottiero francese Enguerrand de Coucy, che sceso in Italia con la scusa di aiutare Luigi d’Angiò, ovviamente passò per la ‘favorevole posizione di Arezzo’, e saccheggiò completamente (di nuovo) la Città. In seguito Firenze corruppe il condottiero francese, riottenendo per 40000 fiorini d'oro il dominio sulla nostra Città. Sotto i Medici la popolazione di Arezzo perse, con l'indipendenza, gran parte della sua autonomia culturale ed artistica, si impoverì economicamente e la sua popolazione si ridusse da 22000 a 17000 (a differenza di quanto succedeva a Pisa, Pistoia, Firenze).
i moti del Viva Maria ad Arezzo
Dopo i Medici Arezzo passò sotto i Lorena, che si comportarono decisamente meglio con la nostra città. Ma nel 1799 la Toscana veniva occupata dalle truppe napoleoniche: Arezzo evidentemente piace molto e da sempre ai francesi che la riconquistarono nonostante una forte resistenza degli abitanti, coinvolti dai moti antinapoleonici del ‘Viva Maria’: il popolo infatti si organizzò e insorse contro lo straniero e il 6 maggio riprese la città. Ma l'anno dopo (19 ottobre 1800) le truppe napoleoniche riconquistarono Arezzo, abbandonandosi come di regola a violenze e saccheggi. La popolazione della città era arrivata così sotto le 8000 persone.
epilogo
Finita l’epoca di Napoleone, tornarono i Lorena. Ma si entra nel periodo risorgimentale e si fa l’unità d’Italia. Le priorità cambiano, la conflittualità tra città e territori evolve in forme concorrenziali diverse. Arezzo a volte soccombe rispetto le dirette concorrenti (non sarà sede Universitaria primaria come invece Siena, Pisa e Firenze), altre volte emerge: da noi passerà l’autostrada ed ancor prima la linea ferroviaria principale, che tante opportunità concederanno al territorio (come sempre fanno le infrastrutture); avrà le sue stagioni di grande industria, non sempre sfruttate al meglio dalla politica a imprenditoria locale; ma tutta questa è un’altra storia.
conclusioni
La domanda rimane: se sicuramente qualsiasi territorio sarà stato sottoposto ad invasioni e passaggi di mano in oltre 2000 anni, sono molte le città ed i popoli che hanno perso tante guerre ed hanno subito tanti saccheggi e tante differenti dominazioni come gli aretini? Certamente la posizione di un dato territorio conta molto: se dal territorio aretino passano le ultime frange orientali della via francigena e le principali della via romea (vv Arezzo incrocio delle vie dei Pellegrini), è per la sua posizione geostrategica; se tanti pellegrini passano da Arezzo è naturale che in questa città si concentrino le opere benefiche ed i relativi istituti di tante confraternite, con un numero di pievi, di spedali, di ostelli e rifugi, che magari altre città non hanno avuto (vv. Arezzo Solidale). Tante confraternite significa tanta solidarietà, ma anche una abitudine ed una attitudine alla concorrenza, alla contesa, che porta ad essere dediti alla satira per dispregiare le opere altrui ed elogiare le opere proprie; porta ad essere disuniti; porta ad essere gli uni contro gli altri armati; e da qui anche le tante torri che ogni famiglia ergeva per superare o per non soccombere alle altre; poi abbattute da chi cercava di imporre su Arezzo un potere unico (vv Arezzo Turrita). Pietro Leopoldo d'Asburgo così dipinge gli aretini: “ la nobiltà aretina e dietro ad essa tutta la società aretina, clero, quadri intermedi e popolino fosse oziosa, ignorante, piena di superbia e spirito di prepotenza; … maligna… disunitissima… piena di presunzione e pericolosa… di carattere e cuore poco sincero; …… scandalosa e causa di tutti gli eccessi che seguono nel paese … dedita …all’osterie, … ed alle risse…” (vv 'Dicono di noi');
In sostanza non fa che avvalorare il concetto dantesco di botoli ringhiosi e la visione di una società, quella aretina, nella sua epoca povera culturalmente, piccola nella visione e provinciale negli interessi… molto lontana da quel periodo in cui Arezzo ed il suo insediamento del Pionta erano state nel Medio Evo faro di luce per tutta l’Europa.
Ma se Arezzo ha avuto una posizione geostrategica che la faceva ambire da più fazioni esterne; ed al contempo favoriva il passaggio di tante genti che rendevano all’interno gli interessi degli uni in competizione con quelle di altri cittadini, ha anche goduto i vantaggi di una posizione centrale, tra est ed ovest e tra nord e sud dell'Italia, metereologicamente favorevole, circondata da 3 lati da montagne che preservano un microclima cittadino migliore che a Firenze, migliore che a Siena, migliore che a Perugia, migliore che a Forlì, per parlare delle cittadine intorno a noi.
Insomma nel bene e nel male noi siamo il frutto anche delle conseguenze che viviamo sulla nostra pelle correlate al territorio in cui insistiamo.