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a cura di Lions Club Arezzo Chimera

Abbiamo più volte detto della scarsità di documenti di quel periodo a noi giunti per le grandi distruzioni perpetrate ad Arezzo nel ‘500, nonché per la stratificazione archeologica sul colle di San Donato, seppellita sotto la Fortezza Medicea di metà del '500 (vv ‘Fortezza Medicea, dove, perché, come’). E’ comunque un fatto che quel periodo ritenuto (erroneamente) buio dell’alto Medioevo, sia stato un momento di particolare luce per Arezzo, mentre il periodo universalmente noto come Rinascimento, sia stato trai più cupi della nostra città (vv. 'Arezzo tra Medioevo ed Età Moderna')

Medioevo di luce e
Buio del Rinascimento

"Il primo posto che Arezzo ebbe tra le città dell’Etruria a partire dal IV° sec. a. C. fino al I° sec. d.C. passò nel II° sec. d. C. a Firenze": con la il repentino crollo della maggior industria aretina, quella dei vasi corallini, dovuta alla concorrenza delle ceramiche galliche (che Arezzo stessa aveva contribuito ad impiantare: vv Arretina Vasa); grazie all’allontanamento della principale via di comunicazione (se la Cassia Vetus passava direttamente dentro la città, la ‘direttissima' Chiusi Firenze voluta da Adriano -Cassia Nova- tagliava fuori la nostra città); per il tramite infine della riforma amministrativa operata da Diocleziano. Con l’invasione longobarda, al principio dell’alto Medio Evo, il primato tra le città della Tuscia passò a Lucca (vv anche ‘Arezzo Altomedievale). Sul finire del primo millennio d. C. però Arezzo tornò a brillare di luce propria, contendendo il primato a Lucca, prima di cederlo definitivamente a Firenze già dal XIII° e poi dal XIV° sec. (vv Capitolo sul Pionta de "Il quartiere di Saione, storia ad Arezzo una moderna città fuori città, con il vanto di una storia antica")

"Dunque proprio nel periodo in cui la retorica romantica favoleggiava di attesa della fine del mondo, di tedio e stanchezza di vivere, di orrori e tenebra, Arezzo appare come un faro, come un alto luogo dello spirito per tutto l’Occidente: nel campo della cultura e dell’arte, della religione e dell’azione. Il merito di questo rinascimento aretino appartiene ai grandi vescovi del tempo, già signori di fatto se non ancora di diritto, della città e del comitato”. Elemperto, (986-1010) iniziò al Pionta, accanto al sepolcro di San Donato, la costruzione della cattedrale di S. Maria e S. Stefano e della canonica, ospitando con fierezza l’imperatore Ottone III e mostrando a lui un’eletta schiera di sacerdoti. Il Vescovo Adalberto (1014-1023) fu il primo a pensare alla costruzione di una nuova più magnifica cattedrale, che fu completata sotto il vescovo Teodaldo (1023-1036, zio della Contessa Matilde di Canossa), artefice anche della costruzione dell’Eremo di Camaldoli (1024). Accolse Guido Monaco, che fuggito da Pomposa, ad Arezzo perfezionò il suo metodo di insegnamento della musica attraverso una ben più semplice notazione musicale, che presentò con grande successo al Pontefice dell’epoca. Per la consacrazione della nuova cattedrale (1032) pare giungesse ad Arezzo il Marchese di Toscana Ugo, diversi vescovi e “totaque quasi Tuscia”. In questa epoca di grande valenza culturale e di grande estensione della diocesi, "Arezzo inizia ad erompere dal suo nucleo sul colle di San Donato, come presa da nuova vitalità".

Testo ricavato - in alcuni tratti in maniera semi integrale - da: "Immagine di Arezzo" di Angelo Tafi
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