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a cura di Lions Club Arezzo Chimera

IDROGRAFIA DI AREZZO

Arezzo ha i suoi corsi d'acqua; fossi, ruscelli e torrenti, forse poco noti, ma che hanno ed hanno avuto un impatto ambientale e storico anche decisivo per la nostra città.

Basta vedere il posizionamento della Pieve di Sant'Eugenia al Bagnoro per capire il ruolo nella modificazione del suolo dovuto al Valtina nei secoli. Basta pensare all'"intombamento" del Castro sotto la città. Basti ricordare il posizionamento lungo questi corsi d'acqua delle fucine dei famosi vasai etruschi e romani...

Arezzo nasce su due colli, San Donato e San Pietro, tra loro molto vicini, anche se con la sua espansione urbanistica arriva, in epoca contemporanea, a coprirne almeno 8: Poggio del Sole, Pionta, il Maccagnolo, Santa Maria delle Grazie e Santa Flora. l’ottava presenza: San Cornelio con il suo sito archeologico di Castelsecco. Ma altri colli nelle immediate periferie stanno per essere inglobati nella città; primo fra tutti San Fabiano, ma poi Ceciliano, Puglia, Santa Firmina, Sargiano e così via, tanto per citarne alcuni. (vv i Colli di Arezzo). Intorno a questi due colli primari passano non dei veri fiumi ma diversi torrenti, ruscelli, fossi, borri che andranno a sfociare per lo più sul Canale Maestro della Chiana, o direttamente nell’Arno. La provincia, come sappiamo comprende il primo tratto di un altro fiume italiano molto importante, il Tevere, e la idrografia provinciale è articolata ed interessante, a partire da questi tre principali corsi d’acqua, la bonifica degli acquitrini in Valdichiana con la costruzione del Canale maestro e le sue modifiche a drenarne i terreni, le dighe sui due fiumi principali (vv idrografia provinciale).

Corsi d'acqua principali che bagnano la città: torrente Castro (km. 14), fosso Bicchieraia (km. 5), torrente Vingone (km. 11), Torrente Valtina, Fosso Sellina/Fossatone, torrente Maspino (km. 8), torrente Gavardello, Fosso della Chianicella.  Altri corsi d’acqua che attraversano il Comune: fiume Arno (lunghezza nel territorio comunale km. 12), canale Maestro della Chiana (km. 16), torrente Cerfone (km. 18), torrente Chiassaccia (km. 10), rio di Vitiano (km. 9), torrente Lota, rio di Rigutino, rio Grosso (km. 7), rio Fiumicello, torrente Ansina, torrente Chiassa, torrente San Chimento (km. 6).

Rischio idraulico. I problemi di maggior rilievo per la sicurezza idraulica del territorio aretino sono rappresentati dai torrenti Castro e Bicchieraia, perchè le rispettive portate sono tali da superare, con i picchi di piena, capaci di avvenire improvvisamente, in periodi temporali molto brevi, la capacità di smaltimento delle sezioni alveate, e tendono ad esondare nei piani circostanti. La situazione è aggravata dalla presenza del lungo tratto tombato - un tunnel di 1.600 metri tra il Ponte della Parata ed il parco ex Bisaccioni - mediante il quale il Castro attraversa, come vedremo, la città in sub-alveo. In corrispondenza di una portata superiore a 80 mc/s (portata massima del tunnel) si determinano le condizioni per l'esondazione: condizione verificatasi con i 200 mc/s registrati in occasione dell'alluvione del 1934, che sommerse la città ottocentesca. Inoltre, a monte del tratto tombato sia il torrente Castro che il suo tributario fosso della Bicchieraia scorrono a quote preminenti rispetto ai piani di campagna, mettendo a repentaglio le zone edificate della zona sudorientale del capoluogo.

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Analoghi rischi da inadeguatezza di alveo sono presenti lungo il corso del torrente Vingone, del suo tributario Valtina (zona Bagnoro) e dal sistema Sellina-Fossatone (zona S. Marco La Sella). Nei confronti del torrente Castro è stato avviato un programma di riduzione del rischio idraulico mediante realizzazione di casse di espansione e programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria, cui non si può non dare atto alle ultime AC, tra le quali la manutenzione ed il parziale rifacimento degli argini del Bicchieraia, in atto proprio nei giorni in cui stiamo scrivendo questa pagina.

Rimasto invece inattuato un ardito progetto di deviazione del corso del Castro e del Bicchieraia e di confluenza nell'alveo del Vingone con un bypass a sudest della città, chiamato diversore o scolmatore, la cui necessità era stata sostenuta in particolare da un documento presentato nel 2019, unitariamente dalle Presidenze dell’Ordine degli Architetti, da quello degli Ingegneri e dal Collegio dei Geometri della provincia di Arezzo. Per un approfondimento delle tematiche legate all'assetto idrogeologico ed al rischio idraulico, è possibile consultare la documentazione prodotta dall' Autorità di bacino del fiume Arno  e dal  SIR (Servizio Idrologico Regionale).

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Il Torrente Castro è quello da più tempo correlato alla vita cittadina. il Suo nome potrebbe prendere origine dai ‘Castra’ militari che nella piana intorno a questo torrente alloggiavano da 2 a 4 legioni romane, tra le pendici del colle di San Fabiano a nord e quello di Santa Firmina a sud. Lungo le sue acque si sono concentrate poi le botteghe di tutti i maestri vasai di Arezzo, sia in epoca etrusca (vasi buccheri), sia in epoca romana (vasi corallini) (vv Ceramica aretina etrusca e romana). Il Torrente nasce sopra Molinelli, alle pendici di Poti, e da esso, proprio in località Molinelli, inizia la conduttura dell’Acquedotto Vasariano (vv. Acquedotti aretini).Il torrente andrà a gettarsi nel Canale Maestro della Chiana, dopo aver traversato tutta la zona di Arezzo, sopra Pratantico, vicino al depuratore di Nuove Acque. Con l’espansione della città il corso del torrente è stato progressivamente ‘tombato’, cioè chiuso nel sottosuolo della città che vi è cresciuta sopra. Ciò è iniziato nel tratto lungamente chiamato ‘la parata’; tanto che ancora oggi popolarmente si riconosce con questo nome la zona dove il castro entra sotto la città, seppur in realtà il punto non è esattamente quello che originariamente aveva questo nome. In origine infatti il Ponte della Parata era quello costruito per permettere alle mura della città di oltrepassare il torrente che in questo punto quindi entrava in città. il ponte era nel tratto di mura che fiancheggiava via Guadagnoli, nei pressi della Porta di San Giusto, alla nascita di Via delle Gagliarde, che dava il via al Cardo Massimo della antica città romana. Entrando in città da tale porta, alla sua sinistra le mura traversavano il Castro sopra un ponte: al fine di non lasciare un varco utile a malfattori e contrabbandieri fu posto un cancello sul torrente sotto al ponte, una ‘parata’ appunto. Oggi davanti a quella zona è stato costruito una giardino, e poi uno spiazzo, intitolato ad Inigo Campioni, eroico ammiraglio di Viareggio, e vi sorge il monumento ai caduti della Marina. il corso del Castro sotto la città segue poi grossomodo via Pietro Aretino, via Garibaldi, traversa il Corso Italia all’altezza dell’incrocio tra queste due arterie cittadine, dove è posta una grata larga per tutta la larghezza del Corso medesimo (dovreste vedere l’irritazione dei cavalli durante la parata della Giostra del Saracino quando devono superare tale griglia, dove loro sentono esistere sotto un fiume che non vedono!).

Lungo questo tratto di Via Garibaldi passavano nel 1200 e fino al 1320 le mura cittadine ed il torrente Castro scorreva di nuovo libero immediatamente al di fuori, quasi a creare un naturale fossato. Quello che sarà l’ospedale principale della città per tanto tempo, riunendo le funzioni di tanti spedali e ricoveri minori nasce qui, sopra dei ponti che coprono il castro addossando la costruzione alle mura: non a caso si chiamerà “Spedali riuniti di Santa Maria sopra i ponti”, ed ancora oggi una piccola piazzetta con questo nome, in quel luogo che fu il cortile del vecchio ospedale. Poi la città crebbe ancora ed il torrente rimase nascosto sotto di essa per tornare alla luce oggi oltre Via Carlo Alberto dalla Chiesa, la strada per capirsi dove insiste il comando provinciale dell’arma dei Carabinieri. Da lì il Castro prosegue traversando via Fiorentina, dividendo Mc Donald e l’Hotel Minerva da una parte dalla sede di OBI dall’altra, fino ad immettersi nel Canale Maestro della Chiana. In questo tratto, tra le mura medicee e l’OBI, i ritrovamenti di pezzi ceramiche sono stati innumerevoli, a testimoniare la ricchezza di botteghe, fornaci e fucine, nel passato etrusco, romano e medievale.

Il principale affluente del torrente Castro è il Fosso Bicchieraia, ora con una portata di acqua sostanzialmente equivalente a quella del Castro da quando quest’ultimo rifornisce l’acquedotto vasariano (vv. ‘Acquedotti Aretini’). Il bicchieraia sgorga non molto lontano dalla sorgente del Castro, sul medesimo versante montano, in zona Peneto. Con un tragitto più lineare e più corto si butta nel Castro immediatamente prima del suo ingresso nelle ‘viscere della città’.

A sud-est della città nasce invece dal versante nord del Monte di Lignano, il Torrente Vingone, sopra Gragnone, nonché il suo affluente Valtina, Sopra Bagnoro, ed il Fosso Sellina, sopra S. Firmina, che nel secondo tratto è più noto come Fossatone.
A nord della città si trovano invece  il Rio del Gavardello, il Torrente Maspino, il torrente Frassine e l’Antria. Nascono dal versante ovest della linea montuosa che termina sopra Arezzo con Poti; qualche Km a nord da dove nasce il Castro (Molinelli); nelle pendici che sovrastano S. Polo e  Antria, alcuni essendo affluenti degli altri e tutti a finire sul Canale Maestro della Chiana.

La manutenzione ordinaria e quella straordinaria di queste vie d’acqua sono fondamentali. Negli ultimi anni il Comune di Arezzo, la Provincia di Arezzo, il Genio civile ed il Consorzio di bonifica del Valdarno Superiore si sono occupati e si stanno occupano sia dell’una che dell’altra. Il contenimento della vegetazione, indispensabile per verificare lo stato delle opere e la conservazione dei manufatti oltre che per eliminare possibili ostruzioni,  viene effettuato con le dovute attenzioni. Riguardano o hanno riguardato il torrente Maspino, in località Case Nuove di Ceciliano, mentre si sono già concluse sul torrente Frassine e Antria in località Ca’ de Cio. Nel cuore della città, in questi giorni si lavora sugli argini del torrente Castro e Bicchieraia, dove gli sfalci vengono eseguiti con sguardo attento alla naturalità, mantenendo la necessaria copertura erbacea. I lavori sono partiti dall’imbocco del tombamento. Proseguiranno verso monte, fino a La Pace sul Bicchieraia, dove si sta svolgendo anche il rifacimento di tratti di argine; fino a Molinelli sul Castro, per cui è previsto, successivamente, anche il restyling del tratto di valle. Nei giorni scorsi intanto sono state sottoposte a manutenzione ordinaria anche le casse di espansione sul torrente Castro quelle sul torrente Bicchieraia, dopo il loro completamento, operazione completata anche con la rimozione dei sedimenti dalla bocca tarata.

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Torrente Valtina: origina dal versante di Lignano che rivolge su Arezzo, poco al di sopra di Bagnoro e si getta sul Vingone propria alla periferia nord-ovest di Bagnoro. Anche questo presenta una sezione di deflusso che è stata dichiarata insufficiente a smaltire portate di piena e necessita di continua manutenzione.

Torrente Sellina:  La zona circostante il borro Sellina è soggetta a rischio d’allagamento: utile una più razionale rete di fossi minori che consentano la immissione delle acque nei due più importanti canali recettori della zona che sono il borro Sellina stesso, più a valle nominato Fossatone e il torrente Vingone.

Fosso del Chianicella: nasce dall’area pianeggiante nei pressi dell’aeroporto di Molin Bianco, rischioso perché poi tombato sotto la città. Una soluzione può essere rappresentata dalla deviazione del corso d’acqua ed il recapito ideale per tali acque è il torrente Sellina.

Rio del Gavardello: Dalla sua efficienza dipende la sicurezza di una ampia area urbanizzata a ridosso della strada comunale della Catona, che in passato ha subito frequenti eventi alluvionali.
Il reticolo idraulico non sempre è in grado di recapitare le acque al collettore principale. Anche qui attenzionata la necessità di riorganizzare tale reticolo e di adeguare la sezione idraulica del fosso Gavardello.

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