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a cura di Lions Club Arezzo Chimera

1e2-Colle di San Pietro
e Colle di San Donato

San Pietro (m296 slm) e San Donato (m321 slm)

Insieme, i colli di San Pietro e San Donato a Arezzo sono le due colline di primaria importanza storica e religiosa. Il colle di San Pietro ospita dal 1200 la Cattedrale dei Santi Pietro e Donato, costruita su una precedente chiesetta intitolata a San Pietro; a sua volta costruita grossomodo dove era il primo e più antico Foro Romano.

Colle di San Pietro

Il colle di San Pietro è il cuore spirituale e storico di Arezzo. Su questa altura e su quella del colle di San Donato sorse il fulcro dell’abitato antico, la città etrusca arcaica. Qui probabilmente si trovavano gli edifici pubblici principali dell’Aretium etrusca e poi romana, forse templi e l’acropoli cittadina, anche se poche tracce archeologiche rimangono in situ.

Curiosamente, l’area del Duomo era un tempo separata dal vicino Colle di San Donato da una piccola sella naturale. Nei secoli questo avvallamento è stato colmato e trasformato nell’attuale Prato, il parco pubblico cittadino. Oggi quindi il colle di San Pietro e quello di San Donato appaiono uniti, ma un tempo formavano due rilievi distinti. In ogni caso, il Colle di San Pietro è il simbolo della continuità storica di Arezzo: dall’antico insediamento etrusco-romano fino al Duomo medievale e rinascimentale.

Colle di San Donato

Il Colle di San Donato è oggi noto per ospitare la poderosa Fortezza Medicea. In epoca antica questa collina faceva parte, insieme a San Pietro, dell’altopiano urbano: scavi e ricerche hanno individuato costruzioni risalenti al III-II secolo a.C. proprio nell’area dove ora sorge la Fortezza. Ciò suggerisce che la sommità del Colle di San Donato potesse ospitare edifici importanti già in età ellenistica (forse strutture difensive o tempietti) integrati nella città etrusco-romana. Nel IV secolo a. C. viene incluso all’interno del circuito murario difensivo. I resti di un massiccio edificio in blocchi squadrati di arenaria del II° sec. a.C. sono oggi visibili in viale Buozzi tra i bastioni della Spina e del Belvedere (fig.1, n.3). Definito in modo improprio “Capitolium” per la sua struttura tripartita che richiama quella dei templi dedicati alle tre divinità principali del Pantheon romano, probabilmente aveva una destinazione religiosa, grazie al rinvenimento di decorazioni in terracotta e di offerte votive. Pesanti trasformazioni furono operate nell’area già in età romana, quando la città di Arretium si ingrandì fino ad arrivare alle rive del fiume Castro, che, oggi in gran parte coperto, scorre ai piedi della collina. Dagli ultimi decenni del I sec. a.C., infatti, la città era stata palcoscenico di un intenso e rapido sviluppo economico, demografico ed urbanistico, legato all’espandersi delle manifatture di un particolare tipo di ceramica di colore rosso corallo e dalla superficie resistente e lucida, la Terra Sigillata Aretina, che rese Arezzo celebre in tutto il mondo romano e portò grande ricchezza alla città. Sfarzose abitazioni decorate con pitture alle pareti e pavimenti a mosaico sorsero lungo le vie principali, ancora oggi ricalcate da Corso Italia e da via San Lorenzo-via Pellicceria, e vennero costruiti edifici per l’intrattenimento e la ricreazione, come l’Anfiteatro, situato ai limiti della città antica, le Terme, che hanno restituito splendidi mosaici (oggi al Museo Archeologico Nazionale G.C. Mecenate), e il Teatro, esteso sulle pendici che scendono dal colle di San Donato verso l’area del Colcitrone (fig.1, n.4). Il Teatro era decorato con terrecotte architettoniche e pietre pregiate e aveva un fronte scena in mattoni rivestiti da preziosi marmi colorati; non distanti da esso furono rinvenute strutture e cisterne riconducibili ad ambienti termali, probabilmente alimentati dall’acquedotto pubblico che, arrivando da nord, attraversava la sommità della collina per portare l’acqua in città. Un’altra monumentale cisterna, con volte a botte sostenute da pilastri in pietra, era nell’area tra l’attuale ingresso della Fortezza e il Prato. Sul lato settentrionale del colle, all’interno della Fortezza, è stato recentemente rinvenuto un edificio risalente al I sec. d.C. (fig.1, n.7), con splendidi pavimenti a mosaico rappresentanti motivi a stuoia e a nido d’ape, una soglia riccamente decorata da un tappeto geometrico in bianco e nero (fig.2)e pareti decorate con pitture su fondo nero riconducibili al III Stile pompeiano. Non sappiamo quale fosse la destinazione dell’edificio, anche se la posizione e le ricche decorazioni fanno ritenere probabile una sua funzione pubblica. Alla metà del II sec. d.C. uno dei vani fu oggetto di pesanti ristrutturazioni e probabilmente utilizzato come luogo di culto per una divinità di origine orientale, Mithra, la cui religione si andava diffondendo particolarmente in località caratterizzate da una vivace società multiculturale, come doveva essere a quel tempo Arretium, grazie all’arrivo di manodopera per le officine ceramiche dalle altre zone dell’Impero.

Dopo la caduta dell’Impero Romano la città si contrasse notevolmente e tra il V e il VI sec. d.C. i due colli di San Pietro e di San Donato, dovevano concentrare gran parte dell’abitato tardo antico e furono cinti da mura difensive costruite con materiali ricavati, come allora si usava fare, dalla distruzione degli antichi monumenti. Nel XII-XIII secolo la città viene cinta da nuove mura, oggi visibili in parte all’interno dei bastioni del Soccorso e della Chiesa. Quest’ultimo deve il suo nome alla presenza della Chiesa di San Donato in Cremona, menzionata dalle fonti sin dal 1089 e recentemente oggetto di numerose campagne di scavo che ne hanno riportato in luce le diverse fasi (fig.1, n.6). La chiesa, a pianta rettangolare absidata, suddivisa in tre navate per mezzo di pilastri, nel XIII secolo fu dotata di una cripta con due colonne, una delle quali antica, di riutilizzo (fig.3); nel XVI secolo l’abside fu eliminata e vennero impiantati sotto al piano pavimentale delle navate nove silos, per la conservazione di derrate alimentari in quello che doveva essere l’ultimo baluardo cittadino (Fig.4-Fase di scavo della Porta dell’Angelo).

A partire dal XIII secolo la città di Arezzo si configura come un castello costituito da un borgo e da una zona signorile definita ‘Cassero Grande’, poi ‘Cittadella’ e ‘Casseretto’ o ‘Cassero’, il tutto collocato dove ora sorge la Fortezza. A questo periodo si riferiscono la Porta dell’Angelo (fig.1, n.8) (San Michele sopra l’apertura (fig.4)) e il bastione identificato durante gli scavi presso l’attuale ingresso della Fortezza (fig.1, n.10).

Fino a tutto il XV secolo le alterne vicende politiche di Arezzo hanno determinato distruzioni e rifacimenti delle strutture presenti nella sommità del colle: ne abbiamo notizia dalle fonti storiche ma nessuna testimonianza materiale. Nel 1502, dopo il fallimento di una ribellione da parte degli aretini contro Firenze, questa pianifica una riconversione del Cassero per adeguarlo alle mutate esigenze belliche dovute al diffondersi dell’utilizzo delle armi da fuoco (vv La Fortezza). Dopo l’ennesima ribellione aretina tyra il 1529 ed il 1530, la Fortezza venne completata nel 1540: si decise di “rovinare ogni cosa… tanto le mura castellane verso la città et tutte le torri, et casamenti et palazzone di dicta cittadella: tutto se ha da ridurre in piazza”. Anche la parte di città che sorgeva nella vallecola che separava i colli di San Donato e di San Pietro fu rasa al suolo per creare uno spazio aperto e maggiormente difendibile intorno alla Fortezza. Nel 1782 il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena decise la dismissione della Fortezza e soppresse il presidio militare: la Fortezza fu acquistata dalla famiglia Gamurrini che trasformò tutto in fondo agricolo. Nel 1799 la struttura difensiva venne però riattivata in occasione della ribellione contro i francesi che avevano occupato l’intera regione, ma nell’ottobre del 1800 le truppe napoleoniche entrarono in città; come gesto punitivo venne minato il Bastione del Belvedere (ancora oggi spaccato in due parti) e successivamente quelli del Soccorso e quello della Chiesa; i francesi entrarono infine nella Fortezza danneggiando gli edifici adibiti a magazzini e distruggendo la chiesa di San Donato in Cremona. Dopo l’allontanamento delle truppe francesi la Fortezza venne acquistata dalla famiglia Fossombroni (1816) che la trasformò nuovamente in fondo agricolo, demolendo gran parte degli edifici presenti all’interno.

vv anche:

AREZZO AUGUSTEA: 3° Città d'Italia

AREZZO Altomedievale

AREZZO tra il Medioevo e l'età Moderna

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Origine degli Etruschi:

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Società Etrusca:

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Arezzo tra la crisi della Repubblica e l'inizio dell'Impero Romano:

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Le cinte murarie di Arezzo:

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Urbanistica nell'antichità:

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