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a cura di Lions Club Arezzo Chimera
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Arezzo tra Medio Evo ed Età Moderna

Il Rinascimento fu un periodo storico che si sviluppò in Italia tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'Età Moderna, tra la metà del XVsec e la fine del XVIsec (confini temporali variabili tra discipline ed aree geografiche).

Vissuto dalla maggior parte dei suoi protagonisti come un'età di cambiamento, maturò un nuovo modo di concepire il mondo e se stessi, sviluppando le idee dell'Umanesimo, nato in ambito letterario già nel XIVsec per opera soprattutto dell'aretino Francesco Petrarca, e portandolo a influenzare per la prima volta anche le arti figurative e la filosofia corrente.

Il XVsec, periodo di grandi sconvolgimenti economici, politici, religiosi e sociali, viene assunto come epoca di confine tra basso medioevo ed età moderna dalla maggior parte degli storiografi. Tra gli eventi di maggior rottura ad Est l'espansione dell'Impero ottomano a minacciare Ungheria ed Austria; ad Ovest la nascita degli Stati moderni (le monarchie di FranciaInghilterra e Spagna); l'impero di Carlo V; la scoperta del Nuovo Mondo, che allargò a dismisura l'orizzonte del mondo europeo, non senza squilibri e contraddizioni: si fece spazio l'economia mercantile su scala mondiale, ma le campagne restarono legate a realtà tipiche dell'economia feudale. In ambito religioso avvenne la Riforma protestante, quello scisma che avrebbe voluto rinnovare la Chiesa romana, stigmatizzandone le rilassatezze e le corruzioni, ma che finì per costituire una realtà indipendente non solo per l'intransigenza delle rispettive posizioni ideologiche, ma anche a causa dei risvolti politici con cui essa si intrecciò.

Arezzo nei primi anni del 1500 ha ancora una importanza (o un'alterigia) che tenta di competere e preoccupa la vicina Firenze, prima di cadere definitivamente nell'oscurità a metà del secolo

A partire dal 1341 tutte le banche fiorentine falliranno e Firenze vivrà un periodo di decadenza e di fame: alla grave crisi economica si accompagnerà la carestia del 1346 e la conseguente peste del 1348. Dalla tragedia causata dall’alluvione e dagli avvenimenti che di lì a poco seguirono, Firenze si risolleverà solo più tardi, per conoscere una nuova fioritura che la farà non solo fiorente, ma culla del Rinascimento.

Nei primissimi anni del 1500 Arezzo dominava già amplia parte montana della Romagna (vv ‘Foreste Casentinesi’ nella sez. “Ambiente”), ai confini con quel Ducato di Romagna che Cesare Borgia stava costruendo, con le successive conquiste nel tempo di Pesaro, Cesena, Rimini, Faenza, Urbino, Senigallia, Forlì. Nel 1502 Arezzo si ribella a Firenze e vince grazie al Capitano di Ventura Vitellozzo Vitelli che scende dal Casentino ed alla promessa di alleanza del figlio di Papa Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia), che risale la toscana dalla Valdichiana.

A centrare il periodo storico, due righe di approfondimento per le gesta di quel condottiero che fu Vitellozzo Vitelli, che come tutti i cavalieri di ventura mette in fila una serie notevole di ribaltamenti di schieramento: tra la famiglia Orsini, che lo introduce alle arti militari e gli insegna tattiche, come la disposizione a quadrato, che resteranno in auge fino alla battaglia di Waterloo (1815), e la famiglia Borgia, assoluta nemica degli Orsini; tra la Repubblica di Firenze, per la quale arriva quasi a conquistare Pisa, salvo schierarvisi contro all’ultimo momento, quindi con Pisa prima e con Arezzo, come vedremo. Nel frattempo riesce a marciare contro Napoli assieme ai francesi di Luigi XII (alleati di Firenze), salvo poi allearsi con Arezzo –come anticipato - contro Firenze ed i Francesi.

Ma grazie alla alleanza che La Repubblica di Firenze stipula con gli inviati di Luigi XII, la ribellione aretina avrà vita breve (già accennato in “Storia” capitolo ‘Arezzo attraverso le sue sconfitte’) e porterà, tra le altre cose, alla costruzione della Fortezza Medicea (vv Sez. “Storia” capitolo ‘Fortezza, quando, come, perché’), che cambiò per sempre il volto della città, sacrificando il nucleo turrito del centro cittadino trecentesco (vv “Storia”, ‘Arezzo turrita’), cancellando palazzi del potere, chiese, resti etruschi e romani.

Arezzo si ribella alla Repubblica fiorentina, offrendo peraltro manforte alla spodestata famiglia dei Medici (il grido di ribellione degli aretini sarà: “libertà, libertà, palle, palle”, con riferimento proprio allo stemma mediceo). Al contempo però sarà proprio in quel frangente che il Governo del Comune di Arezzo cambia gli stemmi araldici della città, a voler rafforzare la propria autonomia, abbandonando quelli fiorentini e innalzando il “cavallo nero senza freno”, simbolo di forza e libertà; nero – da bravi ghibellini - in segno di lutto per la morte dell’Imperatore Arrigo VII (vv Sez. “Storia”, capitolo ‘Araldica di Arezzo’).

Vitellozzo Vitelli, Cesare Borgia, la stessa Famiglia Medici che combatte la Repubblica Fiorentina accanto ai suoi nemici storici (Arezzo e Cesare Borgia), nonché tutta la storia aretina di quel periodo rispecchia appieno quel ‘Rinascimento’ che deve il suo nome proprio all’aretino Giorgio Vasari (parola da lui coniata per parlare dell’arte altissima di quel periodo) ma delinea anche un periodo in verità storicamente fosco, dove la contrapposizione tra potentati, finanche tra famiglie, sfociava quasi sempre in odio e conflitti armati.

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