a cura di Lions Club Arezzo Chimera
PICCOLE PERLE di
curiosità aretine
Curiosando sulla città di Arezzo, le 'curiosità' elencabili sono davvero tante. Alcune tra esse le abbiamo raggruppate accennandole brevemente in questa sezione, e talvolta sviluppandole magari in altre parti del sito.
a cura di Marzia Fontana
Il 21 gennaio 1276 è una data entrata nella storia: si tenne il primo "Conclave" della storia e si svolse proprio ad Arezzo, venti giorni dopo la morte di Papa Gregorio X, sepolto nella nostra città, portando alla elezione del cardinale Pierre de Tarentaise, che prese il nome di Papa Innocenzo V. Quella fu infatti la prima volta che venne utilizzata una nuova procedura, la Costituzione "Ubi Periculum", promulgata il 16 Luglio del 1274 al secondo Concilio di Lione, e contenente la definizione e le regole del Conclave; norme, molte delle quali ancora in vigore
Chimera
a cura di Roberto Cecchi
“Lion la testa, il petto capra, e drago la coda; e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco…” (Omero – Iliade)
"... Nel mezzo apparì un viluppo di forme discordi e feroci, una sorta di spasimo metallico lustrante in una pelle incredibilmente verde-bruna: la Chimera. ..." (Gabriele d' Annunzio)
Chimera (dal greco Chimaira=capra), simbolo di mutamento, trasformazione, simbolo del fare; e capra, animale dei confini, tra terre, tra stagioni, tra selvaticità e domesticità, ben rappresentano la nostra città (vv ‘Chimera’ per approfondire)
La Chimera di Arezzo è un eccellente bronzo etrusco, probabilmente opera di un'équipe di artigiani aretini, che combina modello e forma stilistica di ascendenza greca all'abilità tecnica fornita dalle maestranze etrusche. Risale tra l'ultimo quarto del V e i primi decenni del IV secolo a.C.
Rinvenuta il 15 novembre 1553 durante la costruzione di fortificazioni medicee alla periferia della cittadina, fuori da Porta San Lorentino, venne subito reclamata dal granduca di Toscana Cosimo I de' Medici per la sua collezione: per Cosimo I, identificatosi in un neo principe etrusco, il bronzo simboleggiava le forze distruttive e negative e i nemici che aveva dovuto fronteggiare e sconfiggere. In merito Vasari scrisse: “ha voluto il fato che la si sia trovata nel tempo del Duca Cosimo il quale è oggi domatore di tutte le chimere“. Più esplicita di così l’avversione del Duca nei confronti di Arezzo!
Una grande strada, uno stretto vicolo...
a cura di: Roberto Cecchi
Ad Arezzo il Cardo Massimo partiva a nord in corrispondenza dell’attuale asse viario di Via Pietramala e via Buonconte da Montefeltro, scavallando all’altezza dell’attuale ovale del Prato (dove c’era la sella tra il Colle di San Donato ed il Colle di San Pietro) per proseguire in via di Pellicceria e via Fontanella. Mentre il Decumano massimo, percorso al contrario da ovest verso est, saliva l’attuale Piaggia del Murello e Via Ricasoli verso il Colle di San Pietro, scendeva la sella adesso scomparsa con la costruzione del Prato, per risalire il Colle di San Donato (ove ora c’è la Fortezza medicea), ed uscire dalla città ad Est in quella che oggi è via Guinicelli e via Fonteveneziana.
Non pochi aretini potrebbero chiedersi quale sia via Guido Guinicelli: non sarebbe strano perché quella che fu una delle due principali strade della terza città italiana (Arezzo augustea) ora altro non è che uno stretto vicolo, per metà solo pedonale che, all’altezza dell’ingresso principale del Cimitero di Arezzo, sarebbe la naturale prosecuzione del viale Bruno Buozzi.
(approfondimento: 'Urbanistica antica').
Guido Guinicelli altri non è che Guido di Guinizello di Magnano, meglio noto come Guido Guinizelli
(Bologna, 1235 – Monselice, 1276). E' stato poeta, giusperito, politico ghibellino.. Poeta di grande novità,
è considerato l'iniziatore e l'inventore del Dolce stil novo, la corrente letteraria italiana del XIII secolo di cui la sua canzone Al cor gentil rempaira sempre amore sarebbe il manifesto ufficiale. La sua produzione lirica fu molto apprezzata dai contemporanei e dallo stesso Dante Alighieri, che non esitò a dichiararlo, con ammirazione e commozione, "padre" suo e quindi maestro, nel canto XXVI del Purgatorio («quand'io odo nomar sé stesso il padre mio e de li altri miei miglior che mai rime d'amor usar dolci e leggiadre;»).
È anche noto come giullare, che faceva divertire gli ammalati, donando loro un po' di sorriso e affetto.
le informazioni biografiche sono scarse e controverse. La sua opera più importante è il canzoniere,
La stessa Fonteveneziana, terminale del vecchio acquedotto romano, che ha dato il nome alla attuale via Fontevenziana, altro non sarebbe che una corruzione del nome precedente: "Fonte Guizianelli"
a cura oberto Cecchi
Proprio quest'anno 2023 definita la più grande e bella d'Italia, da fine novembre a gennaio Arezzo è la Città del Natale con tante attrazioni e un ricco calendario di appuntamenti che ogni fine settimana veste a festa il meraviglioso centro storico della città. Mercatini, spettacoli di luce, ruota panoramica, eventi per grandi e piccini vi aspettano nel cuore di una delle città più belle d’Italia.
a cura di: Roberto Cecchi
Tra i più rari d’Europa e unico in Italia per le sue dimensioni e la tipologia, questo orologio è, oltre che una splendida opera di ingegneria meccanica, anche un documento storico di eccezionale valore. Consegnato nel 1552 dal maestro orologiaio Felice di Salvatore Vannucci da Fossato, l’orologio, dopo più di quattro secoli e un lungo intervento di restauro, mantiene ancora la perfetta funzionalità dei suoi complessi meccanismi azionati da pesi e corde
a cura di Marzia Fontana
nata da un'idea dell'antiquario Ivan Bruschi, la fiera ha visto la luce nel giugno del 1968 e da allora si è tenuta ogni prima domenica del mese e sabato che la precede, nel centro storico di Arezzo Tante le personalità che hanno visitato la fiera, tra i tanti Lucio Dalla e la Principessa Margaret del casato dei Windsor (sorella della regina Elisabetta II D'Inghilterra).
Arezzo città verde
a cura di: Roberto Cecchi
-
La disponibilità di aree verdi è un fattore fondamentale per la qualità della vita negli ambienti urbani. Non soltanto per il loro valore paesaggistico ed estetico, nonché quale luogo di ritrovo e socializzazione; ma anche ad alleggerire l'impatto delle città nell'aggravare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Dopo Modena, Brescia e Reggio nell'Emilia, Arezzo è la quarta città d'Italia per numero di alberi in proporzione alla popolazione
a cura di: Roberto Cecchi
-
La Terra di Arezzo si è prestata a fare da sfondo a molte storie narrate nel Cinema: la città, i paesi e le campagne del suo territorio hanno contribuito a creare le atmosfere di molte pellicole, italiane e non
a cura di: Marzia Fontana
-
se amate la musica sapete sicuramente che tutto si compone facendo girare nei vari accordi le 7 note musicali. La notazione musicale fu inventata da Guido Monaco, chiamato anche Guido d'Arezzo. Nacque infatti ad Arezzo nel 991 e durante il suo percorso come insegnante di musica codificò la moderna notazione musicale, quella che tutt'oggi con minime modifiche viene utilizzata in tutto il mondo.
a cura di: Roberto Cecchi
-
In araldica il cavallo è tra gli emblemi più diffusi. Quello aretino presenta delle singolarità: "d'argento al cavallo rivolto, allegro, inalberato di nero".
Il cavallo è da sempre simbolo di valore, animo intrepido. "allegro" significa "privo di finimenti", "inalberato" cioè "impennato che si drizza sulle reni".
Anche per quanto riguarda la posizione degli animali esistono regole precise in araldica: ‘rivolto’ secondo alcuni significa girato dalla parte opposta a quella consuetudinaria in araldica, a sottintendere la predisposizione aretina a non soggiacere a regole esterne
Arezzo ospita le spoglie di un Papa
a cura di: Marzia Fontana
-
La maggior parte dei papi ha scelto come dimora la Grotte Vaticane, proprio sotto la Basilica di San Pietro, dove riposa anche San Pietro, il fondatore della chiesa. Tra i pochi (ad oggi 15) che fecero scelte diverse vi fu papa Gregorio X. Morì ad Arezzo il 10 Gennaio 1276 mentre era di ritorno dal Concilio di Lione, già gravemente malato. Alla città lasciò la cifra di trentamila fiorini d'oro destinati alla costruzione della cattedrale, l'attuale duomo di Arezzo, che contiene i suoi resti. Gregorio X è stato beatificato da Papa Clemente XI nel 1713.
a cura di: Roberto Cecchi
La lapide recita:
SVLLA VIA LUNGO LA QVALE L’OSTE FIORENTINA MOVEVA LE INSEGNE PER ANDARE IN TERRA DI NEMICI, QVESTO COSIDDETTO CANTONE DI AREZZO, CHE È DEL COMUNE GHIBELLINO PROPRIETA’, D’IGNOTA SECOLARE ORIGINE, RICEVEVA DAL VERSO IMMORTALE DEL POETA COMBATTENTE IN CAMPALDINO, MEMORIA DEGLI INFAVSTI ODII DA CITTA’ A CITTA’, OGGI NELL’ITALIANA CONCORDE POTENZA, ABOLITI PER SEMPRE.
non è un coro, ma un 'cantone, un angolo.
Arezzo, ghibellina, fu sconfitta l'11 giugno 1289 a Campaldino, presso Poppi dall'esercito fiorentino. Morirono 1700 ghibellini (nell'esercito di Arezzo) e 300 guelfi (in quello di Firenze). Gli aretini sopravvissuti furono portati a Firenze come prigionieri e chi non fu riscattato morì in carcere e sepolto in fosse comuni nei pressi dell'attuale Via de' Ripoli 51, all’angolo con via Benedetto Accolti, nella parte sud di Firenze. Oggi quel fazzoletto di terra si chiama "Canto degli Aretini" e, anche se pare impossibile, è di proprietà di Arezzo: Firenze gliel'ha donato, secoli dopo Campaldino, in segno di "pace".
Arezzo, 'genesi' di un nome
a cura di: Roberto Cecchi
-
“Bereshit bara Elochim et hashamayim ve'et ha'aretz”: nel principio Dio creò i Cieli e la Terra
Ancora molto si discetterà sulla origine del nome della nostra città; ma sapere che la sua radice si trova nel primo rigo della Bibbia, fa un certo effetto.
ad Arezzo il più antico homo sapiens d'Italia
a cura di: Roberto Cecchi
-
Se La storia di Arezzo come nucleo cittadino è iniziata già 25 secoli or sono, l'uomo viveva stabilmente in questi luoghi molto, molto prima della edificazione di un centro cittadino. Uno tra i più antichi reperti umani (il primo esemplare di tale specie ad essere ritrovato nella penisola italica) è il cosiddetto “cranio dell’uomo di Olmo” è stato ritrovato a 5 km da Arezzo, assieme a molti strumenti di uso quotidiano nel paleolitico. Era di un individuo femminile vissuto nell'ultima Glaciazione Würm in contemporanea con l'Uomo di Neanderthal ma da lui diverso: un homo Sapiens ormai vicinissimo all'Homo Sapiens Sapiens, vissuto circa 50.000 anni fa sulle sponde dello smisurato lago che occupava l'odierna Valdichiana (successivamente rimasta paludosa fino alla bonifica parziale dei Romani e quella definitiva dei Lorena). Ancora più lontani nel tempo i più antichi reperti archeologici: oggetti litici, rozzamente lavorati nella pietra, risalenti a ben oltre 150.000 anni fa.
a cura di: Roberto Cecchi
-
Firenze si convince alla guerra grazie al supporto del contingente francese lasciato da Carlo II D'Angiò al comando di Amerigo di Narbona. Quest’ultimo tornerà a Firenze dalla battaglia acclamato eroe e da allora per secoli a Firenze molti neonati prenderanno il nome di Amerigo; tra essi anche Amerigo Vespucci, che dal proprio nome, darà nome alle Americhe: se le Americhe si chiamano così lo si deve anche se non soprattutto alla Battaglia di Campaldino.
a cura di: Roberto Cecchi
-
Parrebbe proprio che i francesi abbiano un debole per Arezzo, tante sono le volte che si sono accaniti militarmente nei confronti della nostra città: per forza che poi tanti francesismi sono rimasti nel Vernacolo Aretino!
Tra tutte le invasioni, conquiste, saccheggi che Arezzo ha subito risaltano infatti per numero quelle operate da parte dei francesi:
Già nella preistoria passarono da questo territorio, tra gli altri, anche i Galli. In seguito:
285 a.C. i Galli Senoni conquistano per breve tempo Arezzo
224 a.C. i Galli Gesati tornano a combatterci
1289 furono i Francesi di Carlo II D’Angiò guidati da Amerigo di Narbona ad affiancare i fiorentini a Campaldino.
1380 Carlo da Durazzo entra ad Arezzo per conto di Firenze, durante la contesa tra gli Arciguelfi (Bostoli, Albergotti, Camaiani) ed i Ghibellini (Tarlati e Ubertini)
1384 Enguerrand de Coucy a favore di Luigi d’Angiò assume il controllo di Arezzo per poi rivenderla a Firenze
1502 Rivoire Imbault conquista Arezzo per conto di Re Luigi XII; il suo successore al comando, Antoine de Langres, la rivende a Firenze
Nel 1799 i Francesi di Napoleone riprendono Arezzo che aveva tentato la ribellione con i moti del Viva Maria